IEMAGU (storia vera)
- Ascolta bene, Iemagu! Dice Namtandi, il missionario.
- Andiamo a tracciare una nuova pista per raggiungere Diapaga, traversando la montagna.
- Sì, hai ragione, Namtandi. Dopo le ultime piogge, la vecchia strada è molto dissestata. Ce ne vorrebbe una nuova che sia in buono stato, per portare i materiali di costruzione della nuova scuola...
- Allora, vieni con me domani. Prendi il tuo machete per fare un segno intagliando gli alberi al nostro passaggio. Io porterò la cartina della regione e la mia bussola.
Presto la mattina, i due partono muniti delle borracce con l'acqua. Cammineranno per ore sotto il sole cocente dell'Africa. Namtandi ha un'idea: vicino alle rocce nere, ci deve essere un pendio un po' meno ripido che altrove. La pista potrebbe passare proprio di lì, ma bisogna andare a vedere... I due vanno avanti con il machete in mano. L'erba è molto alta, più di tre metri; in certi luoghi arriva persino a nascondere il sole. Di tanto in tanto un fruscio attira la loro attenzione: dei serpentelli strisciano sul terreno, oppure delle scimmie, saltando qua e là, scalano gli alberi e le rocce.
D'un tratto un facocero scappa via: è un grosso maiale grigio dal muso schiacciato, con dei lunghi incisivi bianchi che gli escono dalla bocca. Com'è strano quando corre: tiene alzata la coda come fosse un parafulmine! Ma i nostri due amici pionieri non si lasciano distrarre troppo, perché non è bene camminare con il naso in aria a causa dei serpenti.
Traversano un campo immenso ricoperto di pietre. Ci vorrà un bel coraggio a preparare il tracciato della "strada", e spostare tutti questi blocchi di pietra e queste grosse pietre! I due amici vanno avanti su una stretta pista tracciata dalle antilopi. Questi animali passano sempre nello stesso luogo per andare a bere, la sera e la mattina, in un punto d'acqua lì vicino. D'un tratto, il piede di Namtandi affonda in uno strano buco...
- Fermati! grida Iemagu che ha intuito il pericolo. In fretta il missionario tira fuori il
piede.
- Forse si tratta di una trappola per la selvaggina, gli suggerisce il compagno.
- Dobbiamo essere prudenti! Prendi il bastone, Namtandi, e cerca di farlo entrare nel buco.
Docilmente Namtandi ubbidisce. Ma d'un tratto... CLAAK!!!
Il suono terribile di mascelle metalliche paralizza i due uomini e blocca il bastone. Si trattava dunque di una trappola nascosta proprio sul sentiero, una grossa trappola per antilopi, per i bufali oppure per i leoni! E Namtandi stava per metterci i piedi sopra! Perché la trappola non si era richiusa sulla gamba del nostro amico? Normalmente avrebbe dovuto chiudersi immediatamente!!!
Ma Dio proteggeva il Suo servo. Aveva impedito che quel terribile strumento funzionasse subito... le sue mascelle d'acciaio erano così potenti che gli avrebbero troncato la gamba.
E Iemagu non avrebbe mai avuto, da solo, la forza di riaprile. Quanto tempo gli ci sarebbe voluto per andare a cercare aiuto? Forse il cacciatore, che aveva sistemato la trappola, era lì vicino, nascosto a poca distanza... ma non sarebbe mai venuto a dare aiuto al ferito!!!
Avrebbe avuto paura di essere accusato di bracconaggio e di aver dato dei problemi alle guardie.
Lì, nella solitudine della savana, Namtandi e Iemagu rivolgono a Dio una preghiera di riconoscenza per la Sua meravigliosa protezione.
Poi, scavano per dissotterrare la trappola: la porteranno a casa come fosse un trofeo.
Due giorni dopo, tutti i cristiani del villaggio di Mahadaga sentiranno il racconto di Iemagu: anche loro saranno riconoscenti, incoraggiati dal missionario a confidare in Dio tutti i giorni della loro vita.
E tu, hai già imparato a confidare in Dio tutti i giorni della tua vita? Anche in quei giorni in cui ti senti triste?
Storia copiata con autorizzazione dal sito www.donnecristianenelweb.it
- Andiamo a tracciare una nuova pista per raggiungere Diapaga, traversando la montagna.
- Sì, hai ragione, Namtandi. Dopo le ultime piogge, la vecchia strada è molto dissestata. Ce ne vorrebbe una nuova che sia in buono stato, per portare i materiali di costruzione della nuova scuola...
- Allora, vieni con me domani. Prendi il tuo machete per fare un segno intagliando gli alberi al nostro passaggio. Io porterò la cartina della regione e la mia bussola.
Presto la mattina, i due partono muniti delle borracce con l'acqua. Cammineranno per ore sotto il sole cocente dell'Africa. Namtandi ha un'idea: vicino alle rocce nere, ci deve essere un pendio un po' meno ripido che altrove. La pista potrebbe passare proprio di lì, ma bisogna andare a vedere... I due vanno avanti con il machete in mano. L'erba è molto alta, più di tre metri; in certi luoghi arriva persino a nascondere il sole. Di tanto in tanto un fruscio attira la loro attenzione: dei serpentelli strisciano sul terreno, oppure delle scimmie, saltando qua e là, scalano gli alberi e le rocce.
D'un tratto un facocero scappa via: è un grosso maiale grigio dal muso schiacciato, con dei lunghi incisivi bianchi che gli escono dalla bocca. Com'è strano quando corre: tiene alzata la coda come fosse un parafulmine! Ma i nostri due amici pionieri non si lasciano distrarre troppo, perché non è bene camminare con il naso in aria a causa dei serpenti.
Traversano un campo immenso ricoperto di pietre. Ci vorrà un bel coraggio a preparare il tracciato della "strada", e spostare tutti questi blocchi di pietra e queste grosse pietre! I due amici vanno avanti su una stretta pista tracciata dalle antilopi. Questi animali passano sempre nello stesso luogo per andare a bere, la sera e la mattina, in un punto d'acqua lì vicino. D'un tratto, il piede di Namtandi affonda in uno strano buco...
- Fermati! grida Iemagu che ha intuito il pericolo. In fretta il missionario tira fuori il
piede.
- Forse si tratta di una trappola per la selvaggina, gli suggerisce il compagno.
- Dobbiamo essere prudenti! Prendi il bastone, Namtandi, e cerca di farlo entrare nel buco.
Docilmente Namtandi ubbidisce. Ma d'un tratto... CLAAK!!!
Il suono terribile di mascelle metalliche paralizza i due uomini e blocca il bastone. Si trattava dunque di una trappola nascosta proprio sul sentiero, una grossa trappola per antilopi, per i bufali oppure per i leoni! E Namtandi stava per metterci i piedi sopra! Perché la trappola non si era richiusa sulla gamba del nostro amico? Normalmente avrebbe dovuto chiudersi immediatamente!!!
Ma Dio proteggeva il Suo servo. Aveva impedito che quel terribile strumento funzionasse subito... le sue mascelle d'acciaio erano così potenti che gli avrebbero troncato la gamba.
E Iemagu non avrebbe mai avuto, da solo, la forza di riaprile. Quanto tempo gli ci sarebbe voluto per andare a cercare aiuto? Forse il cacciatore, che aveva sistemato la trappola, era lì vicino, nascosto a poca distanza... ma non sarebbe mai venuto a dare aiuto al ferito!!!
Avrebbe avuto paura di essere accusato di bracconaggio e di aver dato dei problemi alle guardie.
Lì, nella solitudine della savana, Namtandi e Iemagu rivolgono a Dio una preghiera di riconoscenza per la Sua meravigliosa protezione.
Poi, scavano per dissotterrare la trappola: la porteranno a casa come fosse un trofeo.
Due giorni dopo, tutti i cristiani del villaggio di Mahadaga sentiranno il racconto di Iemagu: anche loro saranno riconoscenti, incoraggiati dal missionario a confidare in Dio tutti i giorni della loro vita.
E tu, hai già imparato a confidare in Dio tutti i giorni della tua vita? Anche in quei giorni in cui ti senti triste?
Storia copiata con autorizzazione dal sito www.donnecristianenelweb.it