EDUCAZIONE DEI FIGLI (Riflessione)
1. Che dire sull’educazione dei figli che non sia stato scritto o detto?
Domande che mi sono posta:
Quali responsabilità abbiamo
Fino a quando abbiamo queste responsabilità
Chi è figlio, chi è genitore
Se sbaglio quali conseguenze i miei figli avranno
Vorrei fare questo discorso partendo da quello che ora sono: una donna nonna. Io dico che bisognerebbe iniziare dall’essere nonna per poter educare i figli, ma non è possibile.
Se guardo indietro vedo me stessa
MOLTO SEVERA, avevo il mio decalogo personale
RIGIDA nel mio modo di pensare, quasi inamovibile
STANDARD molto alto per quanto riguardava l’educazione sociale e spirituale dei figli
MAI ALL’ALTEZZA di quello che doveva essere secondo me una brava mamma STRESSATA
INSODDISFATTA DI me stessa per la mancanza di perfezione
Ora posso anche ridere del mio comportamento, perdonarmi i miei errori (non ho detto peccati, ma errori), avere compassione delle mia incapacità. Questo ora.
Guardando come i miei figli si comportano con i loro, in quei modi o atteggiamenti in cui mi rispecchio, mi rendo conto di come ero. Le reazioni magari sono diverse ma molte situazioni sono simili a quelle vissute da me. Sono arrivata alla conclusione che sostanzialmente:non c’è niente di nuovo sotto il sole, ma questo è stato detto tanto tempo fa.
Vorrei dirvi delle parole di incoraggiamento e conforto: incoraggiarvi ad essere comprensive verso voi stesse, ma so che soprattutto con il primo figlio, si pretende da noi stesse quello che neppure Dio ci chiede. .
2. La forma della famiglia è cambiata nel tempo.
Presso gli ebrei, prima della deportazione, prima del 580 circa a.C. l’educazione dei bambini era fino ai tre anni affidata alla madre. Dopo i tre anni le FEMMINE venivano istruite dalla madre in tutto quello che riguardava il buon funzionamento della casa. I MASCHI venivano istruiti dal padre che gli insegnava il proprio mestiere e l’educazione religiosa.
Durante e dopo la deportazione si sono sempre di più affermate le sinagoghe e vi erano delle persone preposte all’educazione religiosa. Si insegnava a scrivere e a leggere usando come testo la TORAH.
Lo scopo, l’obiettivo prioritario di ogni genitore è quello di educare il proprio figlio. Educare significa favorire la progressiva autonomia di colui che ci è figlio. Questo principio è valido anche per quanto riguarda i figli spirituali. Un buon genitore spirituale è colui che aiuta il figlio a vivere la propria vita spirituale in modo autonomo.
Il termine genitore è ampio, ma noi lo useremo per indicare colui che ha la responsabilità della crescita in tutti i sensi di un bambino.
Come genitori possiamo domandarci:
quale responsabilità ho?
quali sono i modelli a cui mi rifaccio?
ci sono modelli biblici da prendere come esempio?
Spesso mischiamo il sacro col profano. Educare significa far acquisire delle norme di vita, che rispettino il vivere sociale. Purtroppo, alcune volte, facciamo della nostra forma di educazione quasi una dottrina biblica. È vero che ogni cosa ci riconduce a Dio, ma è anche vero che nella sua Parola non c’è scritto se un bambino durante il culto può leggere un libro o se deve stare completamente fermo o se può mangiare o meno un biscotto o se quando il figlio si sposa è giusto o sbagliato regalare il corredo.
Io dividerei quindi quello che si può chiamare una educazione sociale da una educazione o meglio insegnamento spirituale e morale.
Nell’elenco dell’educazione sociale metterei anche il comportamento che si ha in “chiesa”. Possiamo essere troppo permissivi o troppo severi. Essere equilibrati è l’ideale. Per esempio la chiesa non è un
parco divertimenti
palestra
salotto
ristorante
bagno pubblico
teatro, in cui ogni volta che un figlio, o nipote, fa qualcosa lo viviamo come una esibizione, una recita. Ad esempio se un bambino sceglie un inno, dice amen, o fa una recita o partecipa si ha l’atteggiamento: vedi com’è bravo, ha detto amen ecc.
Il cercare continuamente l’approvazione e l’applauso (in senso figurato) degli altri è errato non da il senso che stiamo vivendo un rapporto con il sacro. Nel medesimo tempo scandalizzarsi perché un bambino si muove o mangia un biscotto è essere esagerati.
Non si dovrebbero permettere comportamenti che non permetteremmo magari in un cinema o durante un concerto. Non si dovrebbe sempre pensare: ma sono bambini. No, perchè la comunità è per tutti e tutti hanno diritto di ascoltare e vivere tranquillamente i momenti delle riunioni. D’altro canto non si può pretendere che i bambini stiano impalati come soldati.
Possiamo quindi organizzarci affinché sia i bambini, che i genitori, e gli altri vivano il momento delle riunioni con reciproca comprensione e rispetto.
Come genitori dobbiamo tener conto del problema visivo e uditivo. Es. Se ci mettiamo in prima fila e nostro figlio continuamente si muove, si alza ecc. chi sta dietro avrà alla fine della riunione un gran male al collo. Nell’ultima fila il bambino potrà muoversi un po’ di più. Se diamo in mano ai bambini oggetti rumorosi che ogni volta che si muovono o cadono emettono un suono fastidioso impediamo agli altri di ascoltare tranquillamente.
Come membri di chiesa possiamo cercare di dare una mano e per mano non intendo la caramellina data senza neppure chiedere il permesso al genitore K
Alcuni modi di dire e di pensare su cui riflettere:
- Se sarò una brava cristiana, mio figlio si convertirà.
La buona educazione sociale, la conversione e la buona condotta morale la facciamo dipendere dal comportamento dei genitori. Detto in altra forma: usiamo un proverbio
- tale padre, tale figlio
- quello che avrai seminato quello raccoglierai.
(Galati 6:7). seminare raccogliere….è di solito usato per i compiti evangelistici. Se l’uomo semina spiritualmente, raccoglierò spiritualmente, se dalla sua natura carnale idem -
Pur riconoscendo che è vero quello che si usa dire in termine medico, predisposizione, familiarità, dobbiamo dire che non è sempre così.
Nostro figlio (ed anche in senso spirituale) non è UNICAMENTE il risultato del nostro comportamento, ma delle sue scelte e di come reagisce ad un errato o buon comportamento.
Noi dobbiamo comportarci come il Signore vuole, fare ogni tanto un esame di coscienza sulla nostra coerenza di vita, ma non portiamo sulle spalle anche il peso degli errori e peccati dei nostri figli. Samuele ha avuto dei figli che si sono comportati male (I Samuele 8:13).
Nella chiesa primitiva non è parlato di nessun figlio dei personaggi importanti. Non si sa cosa abbiano creduto e fatto. NELLE CHIESE PRIMITIVE CRISTIANE non esiste più quella enfatizzazione delle genealogie e cose simili.
2 Dio punisce l’iniquità dei padri sopra i figli…
Non esiste una catena di condanna che si tramanda. Certamente alcune conseguenze dei nostri peccati possono ricadere sui figli (es.ubriaco, violento), ma la colpa e quindi la condanna rimane sulla persona che ha commesso il peccato.Ezechiele 18:20La persona che pecca è quella che morirà, il figlio non pagherà per l'iniquità del padre, e il padre non pagherà per l'iniquità del figlio; la giustizia del giusto sarà sul giusto, l'empietà dell'empio sarà sull'empio.
Deuteronomio 24:16Non si metteranno a morte i padri per colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato.